[Mostly Weekly ~287]

I re del mondo e la mitologia contemporanea


A cura di Antonio Dini
Numero 287 ~ 1 settembre 2024

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Grazie per aver aperto questa pagina! Ce l'abbiamo fatta: siamo arrivati a settembre. Anche quest'anno zero vacanze per Mostly Weekly, la newsletter settimanale che esce quando è pronta, realizzata a mano, piena di refusi ma priva di algoritmi (almeno quello).

Questa volta scoprirete che non siamo stupidi, è che ci mancano i pre-requisiti (opens new window).

Devo riorganizzare parecchie cose, l'estate in teoria è il momento migliore per farlo ma –ahimè– sono un po' indietro. Tuttavia, grandi novità dietro i prossimi angoli. Intanto, se questo autunno avete deciso di sostenere una newsletter o un progetto online, prendete in considerazione Mostly Weekly. Potete fare una donazione qui su PayPal (opens new window) in modalità Amici (è una donazione, dopotutto, non una compravendita). Oppure mandatemi un "ciao" per email.

Intanto, buona lettura.


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I libri letti hanno molto meno valore di quelli non letti. La biblioteca dovrebbe contenere tutto ciò che non conoscete, nella misura in cui i vostri mezzi finanziari, i tassi dei mutui e l'attuale ristrettezza del mercato immobiliare vi permettono di metterlo. Con l'avanzare dell'età accumulerete più conoscenze e più libri, e il numero crescente di libri non letti sugli scaffali vi guarderà minaccioso. Infatti, più si sa, più le file di libri non letti aumentano. Possiamo chiamare questa collezione di libri non letti “antilibreria”.
– Nassim Nicholas Taleb



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Editoriale

L'erba del vicino
L'altra sera a cena, come capita d'estate, un amico che studia e insegna tutt'altro, rifletteva assieme a me sull'AI e sull'impatto che ha non solo sulla sua professione di critico (si occupa di illustrazione), ma anche ad esempio nella scoperta dei farmaci. La domanda era comparativa: quanto sia più facile automatizzare lo studio e la ricerca sulle immagini rispetto a quella sui farmaci. Beh, a quanto pare per i farmaci (opens new window) non fa quel che generalmente si pensa. Infatti, il processo decisionale nelle biotecnologie è assurdamente difficile. In effetti i sistemi di machine learning possono automatizzare i processi decisionali di basso e medio livello. Questi sistemi possono generare più dati e sintetizzarli meglio in decisioni: sono in grado di sistematizzare le strutture razionali umane in motori analitici quantitativi, interpretabili e scalabili. Insomma, possono fare tantissimo, ma non tutto. Anzi, sono ben lontani dal fare tutto. L'abilitazione di un processo decisionale guidato da modelli di AI richiederebbe la costruzione di un'organizzazione centrata sui dati con una cultura ingegneristica. E nel settore delle biotecnologie semplicemente non è così. Il quadro culturale da questo punto di vista viene prima di quello tecnologico. È interessante anche che da un settore disciplinare all'altro ci sia così poca comprensione dei meccanismi da non poter capire cosa sia automatizzabile o no. Mi chiedo a questo punto chi disegna le normative e le linee guida quali ragionamenti possa seguire.


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Altre strade
Altre strade ~ Foto © Antonio Dini

Importante

I re del mondo
Mi piacciono molto gli orologi da polso e la storia che c'è dietro. Le boutique che li vendono, invece, per nulla; e il modo con il quale generalmente se ne parla ancora meno. In questo numero di Mostly Weekly faccio un po' il moralista dell'informazione (sono bacchettone dentro, che ci posso fare) ma devo dire che alla fine trovo rinfrescanti articoli come quello sulla collezione di orologi di Giulio Andreotti (opens new window): cos'altro rimane da scoprire? Ah sì, che Giovanni Paolo II, aka Karol Wojtyła, il "re di Polonia" come mi disse una volta un corrispondente dell'Ansa Esteri, adorava il suo Rolex Datejust oro e acciaio (opens new window): "L'uso combinato di oro e acciaio può essere interpretato come l'unione tra lo spirituale e il mondano". Mah, chissà. Gli orologi non erano la passione esclusiva (opens new window) del Papa polacco, perché anche gli altri papi del Novecento si sono distinti per orologi piuttosto unici. Incluso il Casio bianco e nero da 11 euro di Papa Francesco.

Shaken, not stirred
Altre storie di orologi e di spionaggio e di avventura (opens new window). Io le leggo come se fossero una specie di fan/fiction, ma c'è anche chi le prende sul serio. Dopotutto, se ti credi James Bond.

Prodigi della tecnica
Credo che il titolo originale renda perfettamente giustizia all'articolo e permetta di trarne le dovute conseguenze: Getting a divorce? There’s a coach for that (opens new window): l'ultima moda in fatto di comportamenti è infatti quella di "divorziare meglio" grazie a un life coach specializzato che aiuti a gestire l'evento. Insomma, la commedia umana si arricchisce di un nuovo capitolo.

Morire di lavoro
Non so se ci sarebbe stata la stessa attenzione ed empatia da parte della giornalista del Guardian per John Balson, giornalista televisivo, se non avesse avuto accesso a tutto il materiale che Balson ha lasciato. Ma il racconto è chiarissimo ed esemplare: ci si può togliere la vita per il troppo stress lavorativo (opens new window). È una storia dura da leggere, attenzione.

Le guerre del pleistocene
Robert DePalma è l'archeologo lo scopritore del sito di Tanis nel Dakota del nord che sostiene che i fossili trovati là siano direttamente collegati all’impatto dell’asteroide che ha causato l’estinzione dei dinosauri. Mark Richards, invece, è uno degli scienziati che ha messo in dubbio le interpretazioni di DePalma, sollevando questioni sulla metodologia e sulla validità delle conclusioni tratte. La disputa (opens new window) (archivio (opens new window)) riguarda soprattutto l’interpretazione dei dati e l’affidabilità della ricerca condotta da DePalma. Si stanno scannando di brutto, a quanto pare.

Brutti suoni
Allora non sono io quello matto: si chiama misofonia (opens new window) e c'è tutta una serie di altre "fonìe" che riguardano quelli come me sensibili in qualche modo ai suoni. Non al rumore (che mi dà fastidio non più che agli altri) ma proprio ad alcune tipologie di suoni. Tipo: nella stanza dove sto lavorando o leggendo il rimbombo, per quanto tenue, del fischio di un aspirapolvere che arriva da un paio di palazzi più in là; è un suono che mi deconcentra istantaneamente. Se arriva da più vicino mi rende isterico. O forse è solo una scusa per dribblare una scadenza?

Altri suoni
Sul New Yorker (opens new window) (archivio (opens new window)) c'è invece chi sostiene, con quella fantastica prosopopea snob, che gli strumenti per isolarci acusticamente, cioè gli auricolari tipo AirPods Pro, che hanno anche sistemi di cancellazione del suono, siano sostanzialmente il male. Perché da un lato ci alienano dal mondo (dah!) e dall'altro perché pure il New Yorker ogni tanto deve "recensire" in maniera organica un paio di cuffie in questo caso anti-cancellazione del suono (le nwm ONE di N.T.T. Sonority (opens new window)). Una marchetta col bacio o con lo schiocco?

Lo storico che ha fatto rivivere la memoria degli zingari
Venerdì 30 agosto, all'età di 84 anni, è morto Jacques Sigot. La notizia è stata data con un annuncio funebre pubblicato sulla stampa locale. Sebbene negli ultimi anni avesse mantenuto un profilo basso, il suo lavoro era riconosciuto ben oltre Montreuil-Bellay (opens new window). Questo insegnante di professione (ma storico per passione) ha riportato alla luce la storia dimenticata di un campo in cui furono internati 1.850 zingari durante la Seconda guerra mondiale. Mentre si trovava sui resti del sito, che consisteva in pochi gradini e in una cantina, il suo amico Jean Richard (17 membri della cui famiglia furono internati) esclamò: “Non parlare di questo, lascialo stare!" Il sindaco del comune, Marc Bonnin, ha aggiunto: “Inevitabilmente, un giorno ci sarà un riconoscimento”. Quel giorno è arrivato.

Delivery party
Non mi era mai successo prima, ma un articolo che ho scritto per Wired Italia è stato tradotto e pubblicato da Wired US (opens new window). La cosa che più mi fa piacere è che nonostante l'età ancora mi emozioni.


Italiana

Mitologia contemporanea Un momento indimenticabile di giornalismo (opens new window): Diane von Furstenberg con Oprah Winfrey a Venezia. L'attacco di uno degli articoli più dimenticabili dell'anno è un capolavoro: "Sciamanica, potente, magnetica, appena varca la soglia dell'elegante studio di palazzo Giustinian Brandolini, a Venezia, veniamo sopraffatti da un’energia fuori dal comune che ci fa alzare in piedi. «Buongiorno, what a pleasure», dice Oprah Winfrey abituata all’effetto che fa. La queen d’America incontra un gruppo ristretto di giornalisti a margine dei DVF Awards, i riconoscimenti che celebrano la solidarietà femminile della stilista Diane von Fürstenberg, qui seduta accanto all’ospite d’onore che ha premiato Graça Machel Mandela. La star della tv e imprenditrice afroamericana parla per la prima volta dopo la partecipazione alla Convention democratica di Chicago. «Non ero mai stata a Venezia, è una città meravigliosa», dice. «È affascinante come una donna», continua von Fürstenberg. «Chiacchieriamo come fossimo amici», chiedono". E via discorrendo.

Voci che non lo erano
Cose che si evincono da questo articolo del Post sui miti greci (opens new window): l'ha scritto qualcuno laureato in filologia classica o comunque con un curriculum che coltiva il suo complesso di superiorità; la sua prosa si rifiuta di non essere didascalica; fa venire voglia di convertirsi alla trap. Mi domando tra quanto ChatGPT riuscirà a rendere una così profonda supponenza, distribuita persino nella punteggiatura. "Né Graves né De Crescenzo avevano approfondite conoscenze filologiche o erano davvero esperti di mitologia, e nel caso di Graves la cosa fu notata da subito dai classicisti: entrambi trattarono i miti greci alla stregua di favole per bambini o parabole evangeliche, prendendosi molte libertà. Come del resto, però, avevano fatto molti autori prima di loro: il repertorio mitologico della Grecia antica è talmente vasto e vario che si è sempre prestato a operazioni di questo tipo. Anche perché non è mai stato sanzionato da un clero religioso interessato alla diffusione di un’unica versione, e per secoli è stato tramandato soprattutto oralmente".

Neuromante
Quando ero un ragazzino incontrai i libri di William Gibson: Giù nel cyberspazio (opens new window), l'antologia La notte che bruciammo Chrome (opens new window)) e Neuromante (opens new window). Fu una delle letture più piacevoli di quegli anni. Era William Gibson, il papà del cyberpunk. A cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta provocò una bella rivoluzione le cui ultime tracce rimangono nel mondo dei videogiochi (opens new window). Se ne parla spesso, da queste parti, ma non so mai quanto possa andare in profondità rispetto a chi mi legge. Avete età diverse ed esperienze (ovviamente e giustamente) diverse. Così, incappare in questo articolo dedicato a Neuromante su Link Idee per la Televisione (opens new window) di Giuseppe Giordano mi fa solo piacere: là fuori ancora c'è chi si emoziona leggendo queste cose al di fuori della cerchia di impallinati per la fantascienza.


Multimedia

Libri, libri
Mi era completamente sfuggito che esistesse questo documentario su Umberto Eco, i libri e le librerie: Umberto Eco - La biblioteca del mondo (opens new window).

Woody 1
Visto che sotto parlo di lui, questa è una intervista a Woody Allen (opens new window) fatta da Diego Bianchi (l'inquadratura tipo selfie però non si può vedere). Fortunatamente ho trovato anche quest'altra (opens new window), fatta da Dick Cavett per la tv americana. O questa (opens new window) dopo la sua apparizione alla notte degli Oscar (opens new window) per presentare un tributo a New York di Nora Ephron (opens new window) dopo l'11 settembre.

Cosa stai dicendo, Willis?
È arrivato Gary (opens new window), il documentario sulla vita (e la morte sospetta (opens new window) di Gary Coleman, la star di Harlem contro Manhattan (poi ribattezzata ‌Il mio amico Arnold), una delle serie tv più epiche degli anni Settanta-Ottanta per gli Usa, andata in onda da noi per la prima volta nel 1980. Gli attori della serie non hanno avuto una vita felice (opens new window). Dana Plato è morta di overdose nel 1999 e a oggi rimane in vita solo Todd Bridges (Willis), ma non se la passa granché bene.


Tsundoku

So long
È morto a 83 anni Leonard Riggio, il fondatore della moderna Barnes & Noble, la catena di librerie-cattedrali che è sopravvissuta alla grande crisi del libro degli anni Duemila (quella che ha fatto fuori la catena concorrente Borders). Negli Usa c'è un'idea di superstore dei libri che è legato alla moderna Barnes & Noble e che a sua volta è stata senza dubbio la creazione di Riggio. Figlio di New York in tutti i sensi, nato nella Little Italy di Manhattan prima di trascorrere gli anni della sua formazione a Brooklyn, Riggio aveva iniziato vendendo libri come magazziniere nella libreria del college mentre frequentava la scuola serale alla New York University. Ben presto fondò da solo lo Student Book Exchange, riscuotendo un successo immediato. Nel 1971 acquisì Barnes & Noble, con il suo flagship store, "The World's Largest Bookstore", sulla Fifth Avenue a New York, unendolo alla sua attività di vendita di libri per studenti. Durante gli anni '70 e '80, con numerose acquisizioni, ha ampliato l'attività lanciando in tutti gli Stati Uniti l'idea del "superstore" di libri. Ha rivoluzionato la vendita di libri in America, combinando una vasta selezione di libri con commessi esperti, il tutto punteggiato di caffè e spazi ludici. Vi ricorda niente, quando entrate in una Feltrinelli? Per Riggio, il successo definitivo è stato creare delle librerie che sono dei monumenti ai libri e alla lettura. Ha contribuito a distruggere le librerie indipendenti in un intero continente, ma questo è un altro discorso. Qui uno strano incontro pubblico a tre sull'arte e il collezionismo (opens new window) nel 2019, per capire il personaggio.

Neurodiversità
È morto anche Steve Silberman (opens new window), l'autore di NeuroTribù (opens new window), libro fondamentale sull'autismo e la neurodiversità, che dovremmo tutti leggere: l'autismo è un altro modo di essere umani: Silberman, giornalista di Wired con questo libro ha raccontato la storia segreta dell'autismo, a lungo taciuta dagli stessi clinici diventati famosi per averla scoperta. Qui una sua intervista molto bella (opens new window). Il libro fornisce risposte puntuali ben documentate alla questione cruciale del perché della recente impennata delle diagnosi. Da generazioni, i genitori delle persone autistiche arrivano da soli all'idea che la cura per gli aspetti più invalidanti dell'autismo non si troverà mai in una pillola, ma in comunità che sostengano le persone. Il libro racconta la storia di queste comunità. Qui un articolo (opens new window) (archivio (opens new window)) della scrittrice Mary H.K. Choi che racconta la storia della sua diagnosi e della sua vita.

Pensiero computazionale
Ho letto What Is ChatGPT Doing ... and Why Does It Work? (opens new window) di Stephen Wolfram. Fastidioso a partire dai tre puntini di sospensione (che probabilmente non avrete notato ma io cerco di non usare praticamente mai). È stato scritto poco dopo l'esplosione di ChatGPT, è tecnicamente abbordabile, ragionevolmente breve, decisamente circostanziato nella prima parte, forse in piccola parte già superato. Ha anche un utile set di distinzioni epistemologiche e operative. Ma la voce di mr. Wolfram e i suoi continui riferimenti al suo prodotto è insopportabile (soprattutto nella seconda e ultima parte) oltre alla totale mancanza di riflessione etica. "Ma è uno scienziato e imprenditore", direte voi. "Appunto"; rispondo io. Dimostra perché servono i filosofi: gente che si preoccupa di pensare a risposte alle domande nuove.

Woody 2
La nave di Teseo ha deciso di ripubblicare aggiornato Conversazioni su di me e tutto il resto (opens new window) scritto dal giornalista Eric Lax con Woody Allen. Sono 40 anni di conversazioni tra i due (in realtà 37, dice dentro lo stesso Lax) che i due hanno avuto per vari motivi: interviste, libri, approfondimenti. A me Woody Allen piace tantissimo, ho riletto tutto quel che già avevo letto e anche altri inediti grazie a La nave di Teseo e questo è decisamente un gran bel libro dialogico per appassionati. Unica avvertenza, vedete bene di aver già visto tutti i film di Allen perché nei rapidi corsivi che introducono e circostanziano i vari riferimenti Lax è bravissimo a spoilerare senza pietà qualsiasi trama. Il libro è diviso in sezioni, che toccano tutte le fasi relative al ciclo di vita di un film (l'idea, la scrittura, il casting, le riprese, ecc.). Fantastico e anche una grande idea per organizzare una mole di materiale mostruosa. La "voce" di Allen mi piace molto (ovviamente ha rivisto tutto il libro) e sfata l'idea sia dell'uomo altezzoso che si nega sia l'equivoco dell'identificazione tra il suo personaggio e i suoi testi con la sua persona.

Quello bravo
Roberto Bolaño diceva che fosse quello bravo, "il migliore". Italo Calvino aveva letto il libro ma non lo volle tradurre in italiano benché superiore all'altro suo grande successo. Insomma, a cento e dieci anni dalla nascita di Julio Cortázar mi sono comprato il Libro di Manuel (opens new window), il romanzo più difficile che possa leggere, una spanna davanti all'altro più difficile, sempre suo, Rayuela (opens new window) (cioè l'altro suo grande successo). Adesso entrambi mi guardano dallo scaffale e attendono sdegnosi il mio assalto. Da dove cominciare? Chissà.

Subway
Quando la prima parte della metropolitana di New York aprì nell'ottobre del 1904, il New York Times si meravigliò della sua “boiserie verde oliva, dell'aria sconosciuta, dell'oscurità tutt'attorno e dell'improvviso spuntare di bellissime stazioni bianche, come niente che la sopraelevata abbia mai avuto”, ma aggiunse: “In due giorni sembrerà a New York come se non avesse mai viaggiato da nessuna parte se non in metropolitana”. È vero, non solo per i newyorkesi reali, ma anche per quelli di fantasia. Non molto tempo dopo l'apertura della metropolitana, la sua rete iniziò a trasportare i personaggi letterari attraverso le pagine dei romanzi che le facevano far parte dell'azione. Questo fenomenale articolo d'archivio (opens new window) (bella animazione: semplice ma convincente) vi porterà in quei libri e nell'altra vita della metropolitana. C'è veramente di tutto.


Coffee break

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D3C

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Al-Khwarizmi

La posta al posto giusto
Il mini tutorial su Reddit (opens new window) per fare la cura dimagrante a Gmail (mettendo prima la posta in sicurezza con un backup su computer con Firefox e poi si fa il backup di quella). Grazie a Riccardo.

Rice my Mac
Una cosa che dispiace, a usare Mac e iPhone, è la limitata personalizzabilità dell'interfaccia. Nel senso che non si può togliere roba (per renderlo più semplice, più leggero, più rapido a rispondere). Esistono dei gestori delle finestre che abbattono Finder e altre funzionalità. La ricerca di un canone estetico in questo ambito si chiama "ricing" (qui ne parlo (opens new window) recensendo il launcher Niagara per Android). Ebbene, in realtà come spiegano qui (opens new window), si può fare anche per Mac. Servono Yabai (opens new window), SketchyBar (opens new window), JankyBorders (opens new window), Raycast (opens new window) e altre cose più le relative configurazioni (opens new window). Ma la cosa bella è che si possono anche usare solo alcuni singoli pezzetti. La cosa brutta è che tutto è tenuto assieme con lo spago: basta un aggiornamentino di sicurezza e ciao.

Una poltrona in prima fila
Se avete sempre desiderato sedervi "davanti" quando il vostro aereo sta volando, cioè insieme ai piloti, sappiate che negli Usa era possibile bypassare i controlli di sicurezza con delle false credenziali. Ora non più (opens new window), per fortuna.

Costruire grattacieli
Il Prompt Engineering Interactive Tutorial (opens new window) di Anthropic, quelli di Claude, non è semplice, non è facile (ma neanche difficile) e richiede la key per le API, però si imparano cose interessanti.

AI segue
Tra l'altro, ci sono un paio delle solite cose interessanti a giro: questo tipo ha usato OpenAI (opens new window) per prendere codice sul web che era stato "minificato" e non solo spiegarlo ma anche riespanderlo rendendolo leggibile: il codice funziona.


Altri chiostri
Altri chiostri ~ Foto © Antonio Dini

La coda lunga

Il problema con la fondazione di Bill e Melinda Gates
Ho già espresso più volte in passato la mia perplessità sul modello "fondazione ricchissima di persona ricchissima fa benissimo al mondo". Adesso è il caso di argomentare meglio. La Gates Foundation è molto ricca ed è stata certamente in grado di assumere molti esperti. Con un patrimonio di circa 70 miliardi di dollari (secondo la dichiarazione dei redditi del 2022) e spese annuali di circa 7 miliardi di dollari, la fondazione ha accumulato uno staff di notevole talento. Ma la presenza di così tanti esperti in un unico luogo ha prodotto risultati insoddisfacenti, idee stantie e scarsa innovazione.

Nel suo libro “The Bill Gates Problem (opens new window)”, che si occupa del "mito del miliardario buono (opens new window)", Tim Schwab racconta gli effetti del monopolio filantropico della Gates Foundation. La dirigenza della fondazione ritiene che i suoi esperti interni abbiano la “capacità unica di sapere quali prodotti funzioneranno e quali no”. Questa convinzione ha ispirato l'organizzazione a fare “interventi estremi sul mercato” in nome della fornitura di “nuovi farmaci salvavita ai poveri del mondo”.

Ma, sostiene Schwab, “nella maggior parte delle malattie su cui la Gates Foundation lavora, il suo track record di innovazione è piuttosto debole”. Allo stesso modo, gli investimenti della fondazione hanno modellato l'istruzione K-12 americana per decenni, spesso in peggio, come nel caso della spinta agli standard educativi statali Common Core. La fondazione, osserva Schwab, “opera in patria nello stesso modo in cui opera all'estero, nelle nazioni povere: orchestrando cambiamenti politici controversi, antidemocratici e dall'alto verso il basso, lavorando dietro le quinte”. I ricercatori si lamentano del fatto che una volta che la Gates Foundation entra in un campo o decide una strategia, tutti si accodano a quell'idea. È esattamente quello che sostengono anche io: le monoculture, paternalistiche o autocratiche che siano, tali restano. Monoculture. E come tali non solo dannose, ma anche pericolose.





“Un uomo deve amare molto una cosa se la pratica senza alcuna speranza di fama o di denaro, ma anche se la pratica senza alcuna speranza di farla bene. Un uomo del genere deve amare le fatiche del lavoro più di quanto qualsiasi altro uomo possa amare le ricompense che ne derivano”

– G.K. Chesterton


END




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